venerdì 10 gennaio 2014

L'ultimo del 2013. Scusate il ritardo

Questo post è del 2013.
Ho letto l'inizio. Ho capito.
Non l'ho riletto. Qualsiasi cosa ci sia scritto è mio.

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(titolo originale)
E come no?! Ho mille idee eppure non ho voglia di scrivere niente....poi non ho idee, ma ho effettivamente voglia di scrivere...
La faccenda si fa problematica, vero?!
D'altro canto è pur vero che una persona dovrebbe seguire il proprio istinto. 
Il mio istinto è scrivere. Ma cosa?! 
Sviluppiamo.
La mattina, quando mi sveglio, a volte pure avendo fame..non solo non so cosa mangiare, ma, volendo essere onesta, in realtà non ho voglia nemmeno di farlo.
Ho voglia di mangiare. Non ho voglia di mangiare.
Contemporaneamente. 
Un po' come adesso. Vorrei scrivere, mi prudono le dita, ho voglia di "svecchiare" i neuroni, ma un qualcosa si inceppa mentre parto e...blocco.
Per essere precisi la verità è che partire parto, ma poi un pezzettino inutile, che so, uno scarto di lavorazione, un ricciolo di polvere si infila improvvisamente attraverso le ruote del meccanismo.
Ecco...lo sapevo, avete ragione, se spazzassi più spesso...
Ma ultimamente non vengo proprio spesso nella casa sul lago, perciò è normale che i riccioli si presentino all'improvviso a farmi dispetti. Posso rimproverare solo me stessa.
E' che mi ero persa in una situazione che mi avvolgeva come una membrana vischiosa. E più mi ribellavo e peggio era, fino ad evolversi in una situazione grottesca. Vorrei rendere l'idea attraverso l'immagine che più mi sembra adatta 

Ecco. Direi che è perfetta. Questa è la situazione in cui mi trovo.
Ed è la situazione in cui alla fine ho deciso di non stare più.
Ma! Ma non è facile. No. Il cerchio perfetto è affascinante. La viscosità languida e avvolgente. La sicurezza del sapere come è iniziato e come finisce seducente.
Ma un'anima inquieta, ad un certo punto inizia a agitarsi, a trovare il cerchio perfetto fastidioso se non sgradevole, a trovare quasi dolorosa la consapevolezza di come sempre va a finire.
La verità è che no, non è bello. 
Non c'è bellezza. Ci sono menzogna, dolore, un retrogusto di cenere, cenere residua dei cadaveri della onestà e lealtà che prendevano fuoco alle tue ignare spalle.
Ignare?!
Ignare o speranzose spalle?!
Con che presunzione pensavo che l'onestà alla fine vincesse?! Che nel dire le cose come stavano sarebbero migliorate le cose? No!! Non solo non sono migliorate, sono peggiorate!!!!
"Mi hanno detto che tu hai detto che io ho detto..." " mi hanno detto che fai questo" mi hanno detto, detto, detto....
Tutto così. Cercando di dare consigli ottieni di essere trattata come pedante o presuntuosa.
Se cerchi di aiutare, anche quando richiesto, ti fai i fatti degli altri.
Dici le cose, sei presuntuosa.
Non le dici, sei falsa.
Fai le cose, ti intrometti.
Non le fai, sei una fannullona.
Ti interessi, sei sospetta.
Non ti interessi, sei una menefreghista.
Ouroboros.......non c'è fine.
Va tutto bene. Per un periodo, perché c'é comunque bisogno, dobbiamo lasciar calmare le acque. Dare il "contentino"; lasciare che le acque si calmino. Devono pensare che va tutto bene.
E le spalle ci credono.
Le spalle credono che sia stata un'incomprensione, che sei fra persone che alla fine ti vogliono bene.
Le tue spalle sperano.
Poi le tue spalle si illudono.
Poi le tue spalle piangono. Urlano e si arrabbiano. Le tue spalle ti tirano i capelli e fa male. E a quel punto sei costretta a girarti. Vedi le ceneri delle tue speranze e delle tue illusioni. Il loro sapore è amaro, ma almeno è reale.
Niente amicizia.
Niente sincerità. 
Nessun affetto.
Solo menzogna, magari non sempre consapevole, ma presente.
E l'unica cosa che in quel momento sai è che ci sarà una sola soluzione.
Tagliare la testa dell' uroboro e salvarti la vita e l'anima.
Perché quella che tagliano non è la tua pelle. Solo che quello che inizialmente sembra mal di stomaco, alla fine ti rendi conto essere una ferita nella tua persona, calcata e calcata nella speranza di lasciare la giusta cicatrice, un solido anello a cui mi si possa saldamente legare.
Mi spiace. La mia persona ha la pellaccia dura.
Sempre stato. Solo che per un attimo mi ero persa nella calda tana dell' uroboro.
Umano in definitiva. E umana sono.
Ho scritto.


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