martedì 21 gennaio 2014

A mio fratello "il piccolo si mise gli occhiali per sentire meglio" (cit. Pennac)

Ciao Guido.
Eri un gran casinista. Avevi una splendida risata e la capacità innata di fare incazzare tutti quelli che ti volevano bene. E di farti amare anche quando ti facevi odiare.
A volte mi facevi uscire di testa. 
A volte...spesso. 
Spesso...quasi sempre.
Litigavamo per quel tuo modo di rapportarti che io non capivo. Perché sembrava sempre che tu cercassi di litigare e colpivi sempre dove faceva più male. Però poi ti dispiaceva e ti scusavi ed eri così dolce che, alla fine, anche io cedevo. Io con questo carattere terribile. Io, la tua sorella maggiore, che ti ha sempre amato tanto e che forse non te lo ha saputo dimostrare abbastanza. Mi dicono tutti di sì. Che si vedeva, che tu lo sapevi....ma lo sapevi?!
E se lo sapevi...perché cazzo non mi hai chiamato?!
Da piccolo eri il mio fratellino cicciotto, basso e coccoloso.
In tutte le foto di noi da piccini, tu eri sempre o in collo o abbracciato a me. Che bello! Ma avevi già quell'espressione tipica tua, indicativa di quello che sarebbe stato. Di quello che saresti stato.
Faccia a solletico, diceva la mamma.
Alto alto bischero bischero, diceva la mamma.
Ed aveva ragione. Bischero. Perché tu volevi bene a tutti, amavi tutti, perdonavi tutti e in tutti vedevi solo bontà.
Ed io che cercavo di spiegarti che no, non tutti sono così, che vivevo nel terrore che tu trovassi le persone sbagliate, quelle che non possono fare a meno di ferire gli altri, pur di vincere, di ottenere quello che vogliono. Mi arrabbiavo io. Si arrabbiava la mamma. Sorrideva il babbo di questa ingenuità e cercava di spiegartelo come sempre faceva lui. Con calma. Con affetto e con  la seraficità che lo caratterizzavano; mentre le tre femmine intorno a te, le tigri, si incazzavano perché ti vedevano indifeso al mondo.
Io vivevo con gli artigli fuori, pronta a distruggere chiunque ti facesse star male; ma tu non lo capivi. Invece arrivavi, tutto impettito ed indignato e mi facevi arrabbiare e urlare come una pazza!
La principale fonte di colpi al cuore, mal di testa, sfuriate con mal di gola annessi e connessi, eri tu.
Perché eri e sei sempre stato l'unico che riusciva a colpirmi nei punti giusti e farmi perdere il controllo totalmente. Io che cercavo sempre di essere controllata perché volevo essere come il babbo e perché non volevo essere una di quelle persone che pensano di poter risolvere tutto con la violenza; verbale e non. Il babbo diceva che chi urla ha in genere torto o paura e, come molti animali, si fa più grosso di quel che è per spaventare chi ha davanti.
Con te era impossibile non urlare. Ragione o meno. Era davvero impossibile.
Scrivo questo post da mercoledì.
Ogni giorno vado avanti perché ogni volta che inizio mi si forma un groppo in gola e non riesco a continuare.
Anche questo sei tu.
Io mi ricordo tante cose, brutte e belle, cose che abbiamo fatto da piccoli e cose che abbiamo fatto da grandi. Abbracci urla risate e pianti. Ne hai combinati di guai. Tanti. Facevi impazzire la mamma e il babbo.
Volevi sempre essere ascoltato, ma parlavi sempre nel momento in cui non ti potevano ascoltare. Mi ricordo che la mamma domenica sera vedeva NCIS. Le piaceva, staccava la testa da tutti i dolori e le pene. Dopo essere stato due giorni fuori arrivavi e iniziavi a parlare sopra il film, la mamma si arrabbiava e tu le gridavi che non ti ascoltava mai e partiva la litigata, perché ascolti le sorelle e non lui.
Ma non ti sei accorto mai che alla fine la mamma faceva di tutto per la tua testa dura?! Perché è vero che non aveva un carattere che si potesse definire tenero, ma dimostrava il suo amore a gesti e ha fatto di tutto per dimostrartelo; a modo suo, certo, ma lo ha fatto.
Capisco che essere l'ultimo non abbia aiutato. E poi essere il "maschio" ha comportato anche pressioni che noi non avevamo. Lo so, un figlio è un figlio, ma in italia tant'è.
Ho duemila ricordi che mi si affacciano alla mente senza soluzione di continuità, mi vengono in mente, scoordinati agitati; vogliono essere tutti il primo. Vogliono essere "il più importante".
Quindi scriverò via via quello che mi viene in mente.
La mamma ti sgridava perché scrivevi male. Me lo ricordo. Mezzo corsivo, mezzo stampatello, errori a sfare. Però scrivevi delle cose bellissime, perciò anche quello passava in secondo piano.
Qualsiasi cosa passava, alla fine, in secondo piano. Per ogni difetto terribile avevi qualche pregio. Avevi questo modo assurdo di farti perdonare con regali, abbracci e sorrisi malandrini.
Di solito quando una persona muore diciamo che era una persona meravigliosa, un santo, sempre stato bravo e blablabla.
Ma io non ti santificherò, Guido. No.
Io ti ho amato fortissimamente. Sei sempre stato "il piccolo" di famiglia. Guidy, Guidus, Dido. Sempre tu.
Ma non eri un santo. E non eri sempre bravo. E a volte eri pure stronzo, diciamo le cose come stanno.
Perché chi ti ama deve accettare i tuoi difetti, non nasconderli.
Parlavi a macchinetta, non c'era verso di interromperti. Eri talmente permaloso che se eri in cattiva giornata prendevi tutto come un'offesa. Litigavi con la mamma per la voglia di litigare, litigavi con me perché mi dovevi sfidare di continuo, litigavi con la Laura perché la Lalla era tua.
Non ascoltavi nessuno perché eri presuntuoso e pensavi di sapere già tutto, cosa che ti ha portato a mancare di alcune cose che forse ti avrebbero rafforzato.
Litigavi continuamente con il babbo perché volevi a tutti i costi il suo affetto, che avevi già, e la sua approvazione, che era difficile da ottenere.
Quando litigavi riuscivi a tirare fuori le peggio cattiverie e solo quelle che sapevi sarebbero andate a segno. Volevi avere ragione a tutti i costi e se dovevi far male...beh, che fosse.
La mamma diceva che eri un gesuita e da grande, quando ho capito cosa fosse un gesuita (a sei anni se ne sa pochino) mi sono resa conto che un po' lo eri. Non con malizia, ma lo eri.
Avevi il vizio di rubacchiare qua e là a me e la Laura cose come orecchini, magliette, film e poi dicevi "no, ma questo è mio!" e negavi l'evidenza senza vergogna.
Quando sia la mamma che il babbo si ammalarono sparisti. Entrambe le volte. Ed io ero così arrabbiata e furiosa con te! Oddio, come ero furiosa!
Però sapevo perché sparivi e quando la gente ancora dice "che sei sparito fregandotene" io ti difendo a spada tratta, perché non capiscono che non lo hai fatto per mera vigliaccheria. Ed io ero arrabbiata perché ti avrei voluto vicino e avrei voluto una mano. Tutto lì.
Ma quelli che pensano di poter giudicare il comportamento di un figlio in quei momenti sono personcine, non persone. La rabbia di una sorella è profonda quanto l'amore e la consapevolezza del sangue. La rabbia altrui è rabbia superficiale, fondata solo su principi dell'etica sociale e morale, sul mantenimento di un'apparire che consenta di mantenere agli occhi altrui un'integrità che, sinceramente, in certe occasioni non ha senso d'essere.
Pennac rende bene l'idea delle reazioni delle persone in queste situazioni : c'è chi urla, chi piange chi si strappa i capelli, chi si arrabbia, chi prende la situazione in mano e si consola con le carte.
E poi c'è chi corre.
E, come Benjamin Malaussène, tu correvi. Attraverso la nostra rabbia, il tuo dolore, rimproveri estranei degli estranei, tu correvi.
Ma credo che in qualche modo non corressi da solo. Ho visto tanti amici e tanto amore. Magari erano loro che ti accompagnavano e confortavano nella tua corsa; come io e la Laura avevamo i nostri amici che ci confortavano in quel momento.
Sei venuto tante volte a casa mia, ho foto meravigliose di e con te. Natali assurdi passati prima e dopo la mamma e il babbo. Liti varie fra fratelli che si concludevano sempre con una risata.
Mi ricordo come fosse ieri quando ancora vivevo all'Isolotto, dopo la morte del babbo, una sera non riuscivo a dormire perché non smettevo di piangere per quanto ci provassi. Tu rientrasti in casa. Andasti a posare tutte le tue cose (buttandole sul tavolo ovviamente), accendesti il televisore e poi arrivasti da me. Ti mettesti a sedere sul letto e dicesti "mimma non piangere" e già avevi gli occhi lucidi pure tu. E mi abbracciasti e piangemmo insieme. Tanto. Poi come al solito iniziammo a scherzare e fare battute, perchè è così che noi affrontiamo la morte; a suon di risate.
Mi alzai e ci bevemmo un te insieme. Poi andammo entrambi a letto.
E il giorno dopo, giù a litigare. Eh sì.
Era bellissimo.
Mi ricordo di te, che prendevi Nina (il mio cane per chi non lo sapesse) e la portavi di notte al parco di Villa Vogel, a leggerti il libro sotto i lampioni mentre lei scorrazzava libera.
Un ricordo bellissimo dell'infanzia:
Impruneta. Tu hai 4 anni circa. La mamma che faceva i dolci ancora. Ancora ne aveva il tempo e la voglia.
In cucina c'era una grande madia, in cui la mamma teneva varie cose.
Una mattina apre la madia e trova una scodella. Dentro la scodella tu avevi messo farina, zucchero e un bell'uovo sopra. Aperto non si sa come, oltretutto.
Poi, come se fosse il forno, avevi messo lì dentro la ciotola ed eri tornato a dormire.
La mattina dopo, mentre noi siamo a tavola, la mamma apre la madia per prendere i biscotti e...trova il fantastico dolce di Guido.
Inizia a ridere come una matta e chiama la nonna e il babbo. E' uno dei pochi ricordi che ho della mamma che ride con tanto gusto.
Un'altra volta, verso i sei forse sette anni, la mamma ti trovò davanti alla porta di casa a Firenze, con un fagottino fatto esattamente alla Linus, con bastoncino e un cencio e quando ti chiese "oh, Guido, ma cosa fai?!" la tua risposta fu "vado via di casa". All'interno del perfetto fagottino c'era un ricambio completo: dagli slip ai calzini, maglietta pantaloni e golfino. Però aspettava un passaggio. Prima doveva fare colazione...insomma cose da Guido.
Mi ricordo quando eravamo piccoli che andavamo tutti a dormire nel lettone (in effetti gigantesco) della nonna e lei ci raccontava la favola dei tre fiorellini. E tu non volevi mai essere l'azzurro perché era un colore triste. "posso essere verde?" Certo che puoi.
E ritrovarsi a vedere sempre sempre sempre tutti i santi anni "Tutti insieme contemporaneamente".
E aspettare a gloria Natale per fare l'albero ma soprattutto il presepe, dove tu mettevi da piccolo come da grande personaggi senza senso.
Ho da qualche parte la foto di un presepe con in mezzo un puffo.
Ci mettevi tipo macchinine, giochini, pupazzi.
Ho io il tuo orsetto Miele. E' ancora da me. Ti ricordi?! C'erano Jack (io) Marmellata (la Laury) e Miele (tu).
Ecco Miele credo sia l'unico che ho ancora.
Jack l'ho perso in un trasloco, Marmellata non lo so.
Tante cose Guido.
Tanti ricordi. Le tue gentilezze. L'attenzione che avevi nei confronti della nonnina Angela (che spero ora ti stia vicina per chi ci crede e per chi non) e per la nonna Lidia, fino a venerdì scorso che eravate a fare l'aperitivo alle Oblate e siccome non c'erano cose buone per lei, sei andato al banco e ti sei "imposto" per avere una vagonata di patatine. Eri così. Guai a toccarti la nonna! Eri quello che più mi facevi incazzare, ma poi eri il primo a venirmi a dire "mimma devi dormire, sennò ti senti male". Eggrazzzie...
Arrivavi sempre con un pensierino. Litigavi ma poi cercavi. Questo Natale ti avevamo preso un telefono, che poi avevano sbagliato non so cosa e ci avevano dato un mp4...e tu comunque contento perché faceva le foto, ci sentivi la musica ci hai chiesto di scaricarti i gruppi musicali. Mi hai mandato un sms perché in settimana ci vedessimo per fare le foto ai gioielli.
Le foto ai gioielli.
I tuoi gioielli. Eri così orgoglioso dei tuoi gioielli. E ne avevi motivo perchè facevi delle cose meravigliose. Ogni tanto scadevi nel peggiore dei kitsch e ti si doveva far notare che..ehm..Guido, no, bellino è bellino...ma non è un po' pesante?! E giù stizzito ché non ti si poteva dir niente! E la tribolazione dell'artista! E i dolori del parto dell'opera d'arte! E l'ignoranza del popolo che non riconosce il genio! E noi a prendere il caffè lasciandoti sbraitare da solo che tanto ormai eri partito e allora addio.
Poi qualche ora dopo arrivavi, tutto soddisfatto e con un sorriso luminoso dicendo "guarda l'ho rifatta senza questo, ora è più bella vero?!" E portavi un capolavoro 'tacci tua (con tutto il rispetto perché sono pure i miei) che restavi attonita e dicevi "sì è bellissima, me ne fai una anche a me?!".
Perché era davvero così bella che ne volevi una.
Naturalmente prometteva poi non ti faceva mica nulla. Eh!
Aveva le sue cose che voleva assolutamente fossero in camera e voleva non si toccassero. E tutti che dicevamo che tanto per trovarle in camera sua ci voleva la scientifica....
Però Guido sapeva, sapeva esattamente, cosa ti piaceva, cosa preferivi, quale colore, quale profumo, che fiore preferivi, se ti piacevano più gli anni sessanta o novanta e tutte piccole cose che solitamente le persone non notano, per cui non provano interesse. Guido sapeva quale libro mi sarebbe piaciuto, quando noi raramente avevamo occasione di parlarne; ma Guido aveva gli occhi e le orecchie lunghe. Non sbagliava mai. Ed era questo che faceva. Per lui tu eri sempre importante. E non perché eri la sorella. No. Per Guido eravamo tutti importanti. Le persone erano importanti. Era capace di farti venire voglia di spellarlo sul posto, ma era quello che sapeva che martedì alle 17.12 avresti avuto bisogno di un fiore blu per essere consolata; prima che fossi tu a saperlo.
Aveva un sesto senso affinato dalla tanta attenzione che noi tutti gli rimproveravamo di non avere.
"Non stai mai attento!"- "Non ascolti mai!"- "Se stessi un po' attento, Guidino".
E invece lui era attento...certo a modo suo. Per cose che, secondo lui, erano quelle fondamentali.
Semplicemente aveva altre priorità. Le sue priorità. La sua idea di vita. La sua logica. Ed una volta capita il suo modo di ragionare..beh, in un certo senso c'era una folle logica...
Per esempio, prendeva indiscriminatamente quello che gli serviva, ma poi veniva da te e fresco come una rosellina di maggio diceva "te lo rendo non mi serve più!!"
Ah, perché, te lo avevo prestato?! Sopracciglio alzato da questa parte, la faccia dell'innocenza dall'altra. Va bene, lasciamo stare, grazie per avermela resa e fine.
Cosa ci volevi fare?! Guido era così.
Io ho visto tante tante persone all'esposizione (dio che parola odiosa e orribile, a prescindere che quello lì dentro non era mio fratello), ho visto tantissime persone. Persone che erano realmente tristi e disperate per Guido. Persone che conoscevo e persone mai viste che si sono rivelate, durante quei giorni e anche dopo, persone stupende e sensibilissime.
Persone che mi conoscevano nonostante io non conoscessi loro. Addirittura una ragazza carinissima mi ha detto " Tu sei la Marta?! Ti riconosco dalla descrizione che mi ha fatto Guido".
Lì mi è preso un bel groppo in gola e mi sono salvata dalle lacrime solo perché c'era la nonna.
E chi mi ha detto che l'ultimo dell'anno portavi la sciarpa che ti avevo regalato. E non so quale perché te ne ho regalate un paio e via!!!!
Spero solo che qualcuno ti abbia fatto una foto almeno avrò una bella foto di lui e scoprirò anche quale sciarpa portava!!
Oddio, non so. Avrei tante di quelle cose da dire. La mia testa è un turbinio di domande senza risposta e che molto probabilmente mai ne avranno una.
Non riesco a fermare i ricordi, quindi devo smettere di scriverli, ché continuano a spintonarsi l'un l'altro e sinceramente sono anche un po' chiassosi "c'ero prima io, no io sono più importante! yaddayaddayadda" insomma la cosa si sta facendo cacofonica. Perciò saluterò Guido con una frase che ben lo rappresenta

Il piccolo si mise gli occhiali per sentire meglio 


Cercherò tutte le sue foto, nella speranza di poter fare un bellissimo album a disposizione di tutti quelli che me ne hanno chiesta una.

Nel frattempo io ti ricordo che ti ho amato tantissimo, sin da quando ho capito che eri il mio fratellino e che nessuno, nessuno mai avrebbe potuto farti del male. Mi dispiace, forse non sono stata abbastanza brava, ma tu sai che ho lottato fino all'ultimo e che ti amo tantissimo.
Non ti chiamerò e non mi dispererò perché non voglio che tu soffra sentendo la mia pena, dopo aver sofferto tanto in questa vita, voglio che tu sia felice da scoppiare! Ti meriti tutta la luce e tutto il sole di questo e di altri mondi.
Una persona a cui voglio molto bene mi ha detto che tu non avevi li "strumenti giusti" per affrontare questo mondo. Aveva ragione lui. Davvero. Eri indifeso alla vita; o forse siamo noi che siamo troppo preparati?! Non lo so. A volte avrei voluto avere la tua ingenuità, la tua sicurezza che alla fin fine le persone sono buone. Avrei voluto avere un cuore spazioso some il tuo. Quel cuore che abbracciava tutti; e Dio sa quanto avrei voluto averlo, perché a volte pensavo tu fossi scemo, per poi rendermi conto che eri solo una persona pulita, nonostante tutto quello che è successo.
No, non avevi li strumenti, né il babbo e la mamma erano riusciti a darteli. Non ci siamo riuscite nemmeno io e la Laura, la nonna e tutti i tuoi amici, testardo che non eri altro.
Però ho almeno avuto la consolazione di vedere che tutti quelli che avevano avuto un posto nel tuo cuore te ne avevano fatto un po' anche nel loro. Questo è bello. Questo mi rende felice.
Ma insomma Marta stai continuando! Eh!
Ciao Guidino.
E comunque hai davvero una faccia da culo in questa foto! Ti adoro. Questo eri tu.




3 commenti:

  1. Ho pianto. Hai descritto Guidino in un modo meraviglioso.. meraviglioso, com'era lui.

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  2. è molto bello, mi hai suscitato emozioni miste un pò come ridere nel pianto guidini si..! pensava proprio a tutto e a tutti senza discriminazione si può notare dal racconto come ci tenesse ke partecipassero anche i puffi e pupazzi nel presepe ;-).
    Grazie per aver pubblicato le tue memorie.

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  3. grazie Marta finalmente sono riuscita a piangere...ancora non l'avevo fatto sai? Non pensavo , non sapevo ma tu c'eri ci sei sei bella...ho anche riso...poi scrivi davvero bene...è vero gli strumenti giusti...io li sto costruendo ora, ma è dannatamente dura...bisogna volerlo ogni minuto, ogni secondo...scivolare è un attimo

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